E' settembre, è il tempo di migrare da un luogo ad un altro, il tempo nel quale i pastori abruzzesi lasciano gli alti pascoli e scendono verso il mare verde come i pascoli lassù sulla monta-gna.
Hanno molto bevuto alle sorgenti native, affinchè il sapore di quell'acqua duri nei loro cuori e li conforti nel forzato esilio; hanno con sè il bastone di nocciolo su cui si appoggiano durante il cammino e con cui guidano le greggi .
Scendono per la via larga come fiume verdeggiante, calcando le orme dei padri e degli avi che hanno sempre percorso le stesse vie. Oh, esultanza di colui che per primo scorge il mare e ne grida l'annuncio ai compagni !
Ora il gregge costeggia il mare. Nulla turba l’aria.
Sotto il sole la lana bionda delle pecore non si differenzia dal biondo colore della sabbia.
Sciacquio d'onde, echi di passi e di canti si fondono in una sola armonia:
ed io (il poeta), lontano dalla mia terra, mi rammarico perchè non sono in compagnia dei pastori.
venerdì 19 febbraio 2010
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